Parole sorprendenti

Parole sorprendenti

“Il primo problema è costituito invece dal ruolo che potrà assolvervi il maschio. Ad affrontare questo problema ci dà un aiuto sostanziale, paradossalmente, il nuovo soggetto sociale collettivo costituito da omosessuali, transgender, bisessuali e ‘fluidi’ di ogni tipo”. Chi scrive queste parole non è un attivista queer “duro e puro”, un animatore delle Gay Parade o un teorico neo-foucaultiano. Chi scrive queste parole è un gentile signore di quasi novant’anni, nonno, professore universitario, in pensione, che ha dedicato tutta la sua carriera accademica alla sociologia del diritto e della devianza. Si chiama Massimo Corsale. Ho avuto modo di incontrarlo e di ascoltarlo in occasione di un incontro organizzato dal gruppo senior dell’Ais alla Sapienza, qualche settimana fa. Lì, Massimo ha tenuto una breve relazione dal titolo, Dal ‘disagio della civiltà’ alla dissoluzione del genere. A conclusione della sua ricostruzione, molto generale ma molto vera, dei rapporti tra l’uomo e la donna nelle sfere della produzione, della riproduzione – il mercato e il lavoro domestico per intenderci – Massimo si ferma a riflettere su chi o cosa possa aiutarci a ridefinire il maschio a seguito della fine del patriarcato. Personalmente, butterei via il bambino (il maschio macho della mascolinità tossica) con l’acqua sporca (il patriarcato). Massimo, saggiamente, prova a salvare il bambino facendosi aiutare proprio da tutto ciò che è contro l’eteronormatività – che non vuol dire eterosessualità, ma vuol dire che soltanto l’eterosessualità è la norma, l’ordine (sociale, ma non solo). Ascoltando le riflessioni finali di Massimo, mi ero accorto che sorridevo stupito. Non era la riscoperta di valori quali, per esempio, della maternità , della famiglia tradizionale, della solidarietà tra i sessi, delle politiche di conciliazione tra lavoro professionale e quello di cura (tanto decantati sempre più da politici e accademici, indubbiamente importanti, ma…), la via verso una ricostruzione nuova e positiva del maschio (e, aggiungerei, anche della donna), liberato dal giogo del patriarcato. No, niente di tutto questo. La via delineata da Massimo passa attraverso quel “mondo al contrario”, attraverso quello che, ancora, viene misconosciuto o riconosciuto come non pienamente degno – quello che tutto ciò che non è l’eteronormatività (si può essere felicemente eterosessuali senza essere eteronormativi).


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